domenica 13 marzo 2011

Un segnale di minaccia per l'impollinazione e per l'uomo anche a Gubbio???

La morte di intere colonie di api in molte parti del mondo potrebbe essere solo la punta dell'iceberg di una più vasta e ancora nascosta minaccia agli insetti impollinatori, fondamentali anche per il cibo consumato dagli esseri umani, indica oggi uno studio delle Nazioni Unite.
Il declino delle angiosperme, una diffusione di parassiti, l'uso dei pesticidi o l'inquinamento atmosferico rientrano in oltre una decina di fattori legati alla scomparsa delle colonie di api, soprattutto in America del Nord e in Europa, dice Il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep).
Il "cocktail" di problemi - più che una singola causa che provoca la morte delle api negli alveari, che sarebbe più facile da risolvere - potrebbe anche minacciare le api selvatiche e altri insetti la cui presenza è vitale per l'impollinazione di colture come la soia, le patate o i meli.
"E' la punta dell'iceberg quella che vediamo con le api da miele", dice a Reuters Peter Neumann, uno dei principali autori dello studio sui "disordini globali delle colonie di api da miele e altre minacce per gli insetti impollinatori".
"Non siamo in presenza di un immediato disastro per l'impollinazione, ma si sta preparando", dice Neumann, che lavora al Centro svizzero di ricerca sulle api. "Dobbiamo fare qualcosa per assicurare l'impollinazione per le future generazioni".
Lo studio dice che notizie sulla morte delle colonie di api arrivano anche da Cina, Egitto e America Latina.
"Ci sono alcuni indicatori che dicono che sta diventando un problema globale", dice Neumann al telefono.
UCCELLI E API
Le api e altri impollinatori come le farfalle, gli scarafaggi o gli uccelli producono col loro lavoro, secondo alcune stime, un valore di 153 miliardi di euro l'anno per l'economia umana: si tratta di circa il 9,5% del valore totale della produzione di alimenti per il consumo umano, dice l'Unep.
Stime recenti sul contributo delle specie addomesticate, soprattutto api da miele, indica una cifra che arriva a 57 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, oltre due milioni di colonie contribuiscono ogni anno all'impollinazione.
"Delle 100 specie di piante coltivate che forniscono circa il 90% del cibo a livello mondiale, oltre il 70% sono impollinate dalle api", ha detto in un comunicato Achim Steiner, responsabile dell'Unep.
"Gli esseri umani si sono fabbricati l'illusione che nel 21esimo secolo dispongono del valore tecnologico necessario a essere indipendenti dalla natura. Le api ricordano la realtà: che siamo più, e non meno, dipendenti dai servizi della natura in un mondo con quasi 7 miliardi di abitanti".
Il rapporto invita alla riconversione rapida verso un modello di "ecological farming" (agricoltura ecologica o sostenibile), meno dipendente dagli insetticidi e più resistente alle minacce come il cambiamento climatico. I prezzi dei generi alimentari hanno raggiunto livelli da record e sono uno degli elementi che stanno dietro le rivolte in Egitto o in Tunisia.
Secondo l'Unep gli agricoltori dovrebbero ricevere incentivi per lasciare incolti terreno per "ripristinare habitat amichevoli per gli impollinatori, tra cui le importanti angiosperme", nell'ambito della trasformazione verso la cosiddetta "Economia verde".
Neumann invita anche a compiere più ricerche sugli insetti, sottolineando che animali "carismatici" come gli orsi polari ottengono più attenzione in quanto vittime del riscaldamento globale: "Gli insetti di solito non sono carini, ma rappresentano la spina dorsale degli ecosistemi".

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