giovedì 7 luglio 2011

Berlusconi: "Salva Fininvest, Tremonti sapeva" Bossi replica: "Tutti all'oscuro, anche Giulio"



La cosiddetta "salva Fininvest" era "sacrosanta e equilibrata", afferma il premier. "Anche per Tremonti, che non l'ha sottoposta al voto in Cdm perché credeva fossero tutti d'accordo". "Potremmo ripresentarla dopo la sentenza su Fininvest: non sarebbe più considerata ad personam"

ROMA - Fininvest si salva anche senza la norma rimossa dalla manovra, che Tremonti 1considerava "sacrosanta". Così Silvio Berlusconi, intervenuto a Montecitorio alla conferenza stampa di presentazione del libro di Domenico Scilipoti. Secca replica di Umberto Bossi: della norma sul lodo Mondadori "non sapeva nessuno, nemmeno Tremonti".

La cosiddetta "salva Fininvest", il "comma 23" inserito e poi rimosso 2 dal decreto sulla manovra, "non l'ho scritta io - tiene a precisare il premier -, mi sono astenuto da tutto. Della cosa si è discusso in Cdm. Il ministro Tremonti, che la considerava sacrosanta, non ha ritenuto di portarla al voto del Consiglio dei ministri. Era sicuro che tutti i membri del governo sarebbero stati d'accordo. Per esempio, Calderoli che mi ha detto che avrebbe voluto aiutarmi a scriverla meglio. Non c'è nessun giallo. Io e la Fininvest non abbiamo bisogno di nessuna norma per salvarci".

Berlusconi, inoltre, non considera affatto chiusa la partita. "Non c'è nulla - ha affermato - che ci impedisce di ripresentare" quella norma, "si può pensare di inserirla durante il percorso parlamentare". Osserva ancora il premier: "Su Fininvest ci sarà una sentenza prossimamente, a quel punto non si potrebbe più
considerarla una norma ad personam".

Poi Berlusconi torna ad attaccare, duramente, l'opposizione. "Non si rassegna, e non riesce a giocare una partita all'interno delle regole democratiche, ma è pronta a usare ogni mezzo per ostacolare il governo, dalle manovre parlamentari alla strumentalizzazioni dei risultati dei referendum e delle elezioni amministrative".
"L'opposizione - ha aggiunto Berlusconi - strumentalizza la manovra, i referendum e le elezioni amministrative. Non esiste in nessun altro paese europeo che se si perdono le elezioni di medio termine si chiede di andare a votare. Non è accaduto alla Merkel e nemmeno a Zapatero nonostante la debacle".

Ma "la crescita non dipende da noi, non dipende dal Governo - si difende Berlusconi -. E' un'illusione statalista della sinistra. A far crescere l'economia sono le imprese e chi nelle imprese lavora, è lo spirito di sacrificio con cui i cittadini sono disposti alla revisione di un welfare obsoleto, che per garantire tutti non garantisce più nessuno". Berlusconi aggiunge che per la crescita bisogna anche fare in modo che il sistema della giustizia sia più veloce e la burocrazia più snella: "Tutte queste cose in parte dipendono anche da noi, e infatti stiamo lavorando con impegno, ma resto convinto del vecchio slogan 'meno stato più società".

Per questo,  Berlusconi ha ribadito, "noi siamo al governo e resteremo fino alla fine della legislatura. Non consegneremo l'Italia a Bersani e Di Pietro nonostante i giornali, il fango e i fantomatici salotti dei poteri forti". "Penso che nessuno più di me sia stato oggetto di tanta violenza denigratoria - è l'accusa che il presidente del Consiglio muove all'opposizione -. Per noi l'avversario è un avversario e basta, lo contraddiciamo ma lo rispettiamo. Per loro un avversario è da distruggere e ridicolizzare con qualsiasi mezzo. E' un nemico persino da odiare. Quello sofferto da Mimmo (Scilipoti, ndr) è stato impressionante. Chi ha coraggio merito stima. Scilipoti è stato aggredito e offeso persino negli affetti più cari".

Bossi: "Salva Fininvest, nessuno sapeva". Tremonti sapeva della norma sul lodo Mondadori? "Non lo sapeva nessuno. Nemmeno Tremonti". Così il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, ha risposto ai giornalisti lasciando Montecitorio. Sull'ipotesi che la norma salva Fininvest venga ripresentata in Parlamento, il Senatur ha detto: "Non so niente".

Il presidente del Consiglio in conferenza stampa ha affrontato altri temi dell'attualità politica, economica e giudiziaria. Ecco le sue risposte. 

Manovra
. "Completeremo la legislatura facendo le riforme necessarie per ridurre i costi della politica. Sono riforme che si possono fare senza allentare il controllo dei conti". Quanto alla manovra, il presidente del Consiglio ha ribadito che "il governo è assolutamente aperto a cambiamenti della manovra, purché non si tocchino i saldi".

"Libia, costretto all'intervento da Napolitano". "Ero e sono contrario" all'intervento bellico in Libia, ha spiegato ancora Berlusconi, "ma ho dovuto accettarlo non solo per la decisione dell'Onu, ma anche per un intervento preciso del capo dello Stato e per il voto di due commissioni alla Camera e al Senato. Sono stato costretto ad accettare". Comunque, ha detto il premier, l'intervento in Libia "non è attribuibile alla volontà degli americani. Credo che l'input più forte sia venuto da un governo europeo. Sono andato a Parigi, mi sarei affiancato alla signora Merkel...". Come finirà? "La conclusione nessuno la conosce - risponde Berlusconi -. Nell'ultimo Consiglio europeo Sarkozy e Cameron hanno detto che la guerra finirà quando a Tripoli ci sarà una rivolta dei ribelli contro Gheddafi".

Tasse: "Troppe incitano all'evasione". "La pressione fiscale è eccessiva, e questo comporta una giustificazione morale di chi evade" ha detto Berlusconi. Essendo il primo contribuente in
Italia, credo di non poter essere accusato di far le lodi di chi evade". Chi paga, ha spiegato il premier, ha la consapevolezza di pagare in cambio di servizi. Ma se fra queste due cose "non c'è proporzione si instaura nel cittadino una forma di giustificazione nel tentare di pagare meno imposte". Se invece, ha aggiunto, il cittadino "ha un giusto sentimento dei servizi" ci sono molti meno evasori. L'attenzione del governo è dunque "verso una pressione giusta che dovrebbe ridurre l'evasione".

P4 e Papa: "Sono garantista, aspetto". "Credo non ci sia ancora nulla, non conosco il caso concreto, aspetto di sentire cosa dirà la Giunta. Io sono naturalmente un garantista". Così, a margine della presentazione del libro di Domenico Scilipoti, il premier Silvio Berlusconi risponde ai cronisti che gli domandano un parere sull'inchiesta P4 e la posizione del deputato Pdl Alfonso Papa.

mercoledì 6 luglio 2011

Intercettazioni, Pisicchio: «La soluzione è pronta da tre anni»

Lunedì 27 Giugno 2011 14:52
«Di quando in quando rari sprazzi di ragionevolezza illuminano il cielo confuso della politica: è il caso del ritrovato senso della misura bipartisan sulle intercettazioni». Lo afferma Pino Pisicchio, vice presidente di Alleanza per l'Italia. «Alleluia. E dire che la soluzione è pronta da tre anni, condivisa e votata da destra-sinistra-centro dalla Camera all'unanimità nel 2008: è la proposta del governo Prodi, largamente rimaneggiata nella Commissione giustizia da me presieduta, con il concorso operoso di Pecorella, Buongiorno, Vietti e di Tenaglia». «Un impianto - ricorda l'esponente di ApI - che approvammo in Commissione e poi in Aula tutti, Di Pietro compreso e che non divenne legge solo perchè la legislatura cadde prima e il Senato non fece a tempo a discuterla. La soluzione - prosegue Pisicchio - è, dunque, a portata di mano, senza complicate fantasie o inciuci. Ed è una soluzione equilibrata, che non mortifica il diritto costituzionale del cittadino a non vedersi esposto al ludibrio universale, del magistrato che deve poter svolgere l'inchiesta con mezzi adeguati, del giornalista che non può vedere limitato il suo diritto-dovere all'informazione. E se quel testo - conclude il vicepresidente dell'ApI - per tre anni da noi richiamato e per tre anni rimosso dalla maggioranza, oggi sembra accettabile anche da Berlusconi, non per questo diventa meno valido».

Cappa (ApI) eletto Presidente dei Giovani Democratici Europei



Lunedì 04 Luglio 2011 10:51
Un italiano alla guida dei Giovani Democratici Europei. È Marco Cappa, portavoce nazionale dei Giovani di API. Si è chiuso questo weekend al Parlamento Europeo il secondo Congresso dei Giovani Democratici Europei (YDE), l'organizzazione giovanile del Partito Democratico Europeo presieduto da Francesco Rutelli e François Bayrou. Questa la scelta all’unanimità delle undici delegazioni dei vari paesi europei presenti. Hanno partecipato ai lavori anche i vertici dei Giovani Democratici Americani.

Missioni, verso riduzione dei contingenti Napolitano: "Cruciali anche con meno risorse" Il consiglio supremo si è riunito al Qurinale ed ha preso atto che ci saranno meno finanziamenti per gli impegni all'estero. "Anche con meno soldi l'Italia non si sottrarrà agli impegni presi". E sulla Libia si comincia a pensare alla fase "post conflitto"



ROMA - L'Italia non si può sottrarre agli impegni presi per le missioni internazionali, ma potrà ridefinire i suoi contingenti d'intesa con le istituzioni internazionali. Le missioni all'estero, dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anche se "con meno risorse restano cruciali". Infatti il Consiglio supremo di Difesa ha esaminato "gli impegni operativi delle Forze Armate italiane nei diversi teatri e la possibilità di una loro ulteriore qualificazione che consenta al nostro Paese di mantenere, anche a fronte di una ridotta disponibilità di risorse finanziarie, il ruolo cruciale che esso attualmente svolge a sostegno della sicurezza e della stabilità internazionale, in risposta a minacce, rischi e responsabilità cui l'Italia non può sottrarsi, ma che deve concorrere ad affrontare anche a tutela dei propri interessi strategici".

"A tal fine - prosegue la nota diramata dal Quirinale -  il Consiglio - nel rivolgere il proprio apprezzamento e partecipe omaggio ai militari e civili italiani impegnati con convinzione e spirito di sacrificio nelle missioni internazionali - ha convenuto sull'opportunità di procedere, di concerto con le Istituzioni internazionali e tenuto conto degli sviluppi sul terreno,  ad ogni possibile ridefinizione dei nostri contingenti. La ricerca di soluzioni concordate sarà ponderata e tempestiva".

Quanto alla Libia il Consiglio lascia prefigurare una fine del conflitto. "Con Riferimento alla crisi libica, che riveste 
particolare interesse per l'Italia, è stato effettuato un punto di situazione sull'andamento delle operazioni in corso e sulle loro prospettive", è scritto nella nota. "Al riguardo - si legge - è stata sottolineata l'opportunità di valutare, insieme agli alleati, le possibili azioni da intraprendere nella situazione post-conflittuale che tende a delinearsi a conclusione della missione in corso su mandato dell'Onu".
(06 luglio 2011)

Province, centrosinistra diviso Renzi attacca il Pd: "Occasione persa"



Province, centrosinistra diviso
Renzi attacca il Pd: "Occasione persa"

Il giorno dopo l'astensione che ha stoppato la proposta di abolizione presentata dall'Idv i democratici si dividono. Il sindaco di Firenze: "Potevamo battere un rigore e non l'abbiamo nemmeno calciato".  Anche Vendola favorevole: "Sarebbe un taglio strutturale ai costi della politica"

ROMA - Da "Non si aboliscono eliminando la parola" "Occasione persa", il giorno dopo il voto sulla proposta dell'Italia dei valori per l'abolizione delle province 1 il centrosinistra è spaccato. Già ieri il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva detto che in materia di province "Serve una riforma complessiva". In sostanza, è presto. Una posizione che all'interno del Pd provoca la reazione del sindaco di Firenze, Matteo Renzi:  "A chi mi chiede delle province dico che ieri il pd ha perso un'ottima occasione per dare un segnale al paese". Prosegue Renzi: "Io avevo proposto di abolire le province anche quando ero presidente e non era tema di moda. Ma ieri avevamo da battere un rigore e non l'abbiamo neanche calciato!".

Donadi(Idv): "Strategia incomprensibile". Dello stesso avviso il capogruppo a Montecitorio dell'Italia dei valori Massimo Donadi. "La politica - ha detto Donadi - ha perso  la possibilità di dimostrare che è capace di tagliare gli sprechi ed intervenire sulle sacche di inefficienza dell'apparato statale. Tagli agli sprechi ed ai costi della politica che sarebbero doverosi mentre gli italiani, lavoratori, imprese e famiglie, pagano il conto di una pesantissima crisi economica, anche a causa di una manovra iniqua". "Anche l'astensione del Pd 
- ha concluso il capogruppo Idv - ha contribuito a far perdere queste opportunità, con una strategia che risulta francamente incomprensibile"

Zoggia (Pd): "Non basta la eliminare la parola".Davide Zoggia, responsabile enti locali del Pd, circostanzia la posizione del partito: "Non è cancellando una parola che si risolve il problema del costo della politica", e aggiunge: "esiste una nostra proposta per quanto riguarda il riordino complessivo del sistema delle autonomie locali e delle regioni e in questa si colloca anche quella specifica relativa alle province. Un riordino che non deve e non può avvenire indipendentemente da una nuova e più snella visione dello stato, per fornire così servizi efficienti e non duplicazioni burocratiche. E' facile demagogia tracciare un segno sulla parola province, sarebbe una operazione identica a quella fatta da Berlusconi con le grandi opere".

Vendola: "Assolutamente favorevole". "Io sono assolutamente favorevole al taglio delle Province". E' la posizione del leader di Sel e governatore della Puglia Nichi Vendola, che spiega: "L'idea di approfittare della crisi economico-finanziaria per semplificare i luoghi della decisione a me pare una scelta importante". Vendola  ricorda che Silvio Berlusconi "lo aveva proposto nell'ultima campagna elettorale, una delle sue tante promesse da marinaio". Eliminare le province, infatti, secondo il leader di Sel, "sarebbe un taglio strutturale ai costi della politica" in quanto "c'è oggi tra comuni, aree metropolitane, province e regioni una commistione e confusione delle prerogative e responsabilità".

martedì 14 giugno 2011

allarme in Italia...ma va tutto bene...

http://www.youtube.com/watch?v=qqQ0IqHrzII

Non c’è la pistola fumante. Epidemia di E. coli causata dai germogli, ma…

Non c’è la pistola fumante. Epidemia di E. coli causata dai germogli, ma…

giu  11
10
Sui maggiori media la notizia sta uscendo con il verb all’indicativo: le autorità tedesche hanno accertato chela mortale epidemia europea di E.colicon epicentro in Germania si è originata dai germogli di soia.
Io però vado in controtendenza, e invoco un po’ di cautela: questa epidemia non rimanda affatto alle verdure, ma piuttosto in ultima analisiagli allevamenti intensivi.
Leggete bene le news: le autorità tedesche non hanno trovato il batterio sui famosi germogli. Non c’è proprio: analisi negative. Però quasi tutti quelli che si sono ammalati li hanno mangiati. Ergo…
Ergo un bel niente. Cioè, in questo momento consiglio caldamente una sana astinenza dai germogli incriminati. Ma non c’è la pistola fumante: sia chiaro.
L’E.coli è un batterio che vive nell’intestino degli animali a sangue caldo: oltre che l’uomo, galline, tacchini, maiali, mucche… Ed è li che bisogna cercare.
Questa varietà di E.coli – un ceppo mai visto prima, ha detto l’Organizzazione mondiale della sanità – è resistente a ben otto tipi di antibiotici. Per il resto, sembra del tutto simile ad un ceppo già comparso in Germania nel 2001.
Proprio la sua capacità mitridatica di resistere praticamente a tutto ha fatto galoppare la fantasia, suggerendo che si tratti di un microorganismo patogeno creato in laboratorio e poi sfuggito ai ricercatori, o magari diffuso da una mano criminale.
Potrebbe anche essere. Allo stato attuale, è un’ipotesi impossibile da smentire (e altrettanto impossibile da dimostrare con certezza), però c’è un’unica categoria di luoghi su tutta la Terra nei quali grandi quantità di batteri sono esposte a raffica ad antibiotici di tutti i tipi, così che alcuni hanno occasione di diventare resistenti.
Si tratta degli allevamenti intensivi di bestiame. Non risulta che le autorità tedesche abbiano sondato questo vasto campo di indagini: e del resto è ovvio che, dovendo bloccare la catena della diffusione, ci si concentri sull’ultimo anello – quello del passaggio all’uomo – e si rimandino ulteriori indagini a ritroso.
L’ipotesi più semplice è che l’anello a monte sia il letame: se, come dicono i tedeschi, si è ammalato chi ha mangiato i germogli, alcuni di essi possono ad esempio essere stati irrigati con acqua contaminata. Non tutti: altrimenti il batterio sarebbe stato trovato.
O magari ancor più indietro: parte dei semi dai quali sono nati i germogli incriminati è a sua volta venuta in contatto col batterio durante la crescita o la lavorazione. Chissà: mi auguro che qualcuno, prima o poi, lo appuri. Altrimenti ci sarà la possibilità di un’altra epidemia.

lunedì 6 giugno 2011

un pò come a gubbio certi politici che pur di esserci si mimetizzano a seconda del vincente... ma noi ADORIAMO GUBBIO!!!

La seppia camaleonte
imita anche le figure

Un esperimento dimostra come, per mimetizzarsi, il cefalopode utilizza le informazioni visive ricavate da immagini bidimensionali. Vedi anche: I camaleonti del mare
di Janelle Weaver
 
La seppia camaleonte  imita anche le figure
Ci siamo solo noi piante
Fotografia per gentile concessione Justine Allen, Marine Biological Laboratory

Durante un recente studio sul mimetismo adottato dalle seppie, una seppia comune (a sinistra) è stata osservata mentre sollevava due dei suoi otto tentacoli in quella che sembrava un'imitazione di un'alga artificiale posta nell'acquario. L'animale ha reagito allo stesso modo quando gli è stata mostrata la foto di un'alga verde, racconta il biologo Roger Hanlon.

È risaputo che molte seppie, così come i loro "parenti” polpi e calamari, cambiano rapidamente postura e colore per somigliare a oggetti nei paraggi: una strategia per sfuggire ai predatori.

Ma quella osservata per la prima volta durante l'esperimento era la conferma che le seppie sono in grado di utilizzare informazioni visive per riprodurre una determinata postura, spiega Hanlon, del Marine Biological Laboratory di Woods Hole, Massachusetts.

"Il mimetismo è uno dei soggetti meno studiati in biologia. Sarebbe bello se il nostro studio incoraggiasse la gente a osservare questo comportamento in altri animali", dice Hanlon, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences.
 

domenica 5 giugno 2011

TABACCI Con PISAPIA ...


C'è Tabacci nella giunta di Pisapia
avanzo di bilancio, Moratti smentita

Il neosindaco accelera sulla nuova squadra di governo e pensa all'esponente centrista
come assessore. In lista anche l'europarlamentare Balzani, Boeri e la deputata Adamo

di ORIANA LISO e TERESA MONESTIROLI
Bruno Tabacci, leader di Alleanza per l'Italia in Lombardia, sarà il nuovo assessore al Bilancio del Comune di Milano. A sorpresa, in piena trattativa per la nomina della squadra che guiderà la città al fianco del neo sindaco Giuliano Pisapia, spunta il nome del deputato Api, già presidente Dc della Lombardia, che qualche mese fa sembrava potesse diventare il candidato sindaco del Terzo polo contro Letizia Moratti. L'annuncio non è ancora ufficiale, ma la proposta a Tabacci è arrivata ieri e pare che lui non abbia rifiutato. "Sarebbe interessante" ha detto a chi l'ha sentito al telefono, anche se ufficialmente si è limitato a ribadire la sua stima per Pisapia, "persona che conosco da anni, mio avvocato dopo suo padre, che ha condotto una campagna elettorale intelligente, dimostrando di essere una persona equilibrata".

La scelta di avere un rappresentate del Terzo polo in giunta è di Pisapia che da giorni insiste nel voler una squadra che non sia la solita spartizione di poltrone fra i partiti della coalizione, manuale Cencelli alla mano, ma si basi su competenze e professionalità. Una strada nuova che farebbe di Milano un laboratorio politico a livello nazionale. Il nome di Tabacci rivestirebbe un doppio significato: dare un segnale forte alla politica sulla possibilità di dialogare seriamente con il Terzo polo e indicare una persona con le competenze specifiche necessarie e oliati rapporti con Roma, per un ruolo delicatissimo in un momento di ristrettezze economiche. Con l'onere di gestire un'eredità che non sembra essere così rosea come l'aveva pubblicizzata Letizia Moratti il giorno dopo la sconfitta elettorale quando aveva parlato di un bilancio in attivo di 48 milioni di euro. "Le prime riflessioni da parte degli esperti vanno in senso contrario", ha detto Pisapia. Anche per questo, crede il neosindaco, una persona come Tabacci sarebbe una garanzia in caso di contestazioni sui numeri negativi lasciati dalla precedente amministrazione di centrodestra.

Dopo giorni di caos, dunque, le tessere della squadra di governo iniziano a posizionarsi. In tandem con Tabacci, a capo dell'assessorato Occupazione e lavoro, dovrebbe sedere Francesca Balzani, classe 1966, europarlamentare del Pd. Si sposterebbe verso la poltrona di city manager Davide Corritore, consigliere uscente del Pd che si è schierato con Pisapia fin dalle primarie, mentre resta aperta la posizione di vicesindaco. I candidati più accreditati sono Stefano Boeri, recordman di preferenze del Pd, Marilena Adamo, deputato Pd con navigata esperienza in Comune, e Maria Grazia Guida, direttrice della Casa della carità. Entra nella rosa dei nomi Cristina Tajani, sociologa di 29 anni e responsabile dello sportello ricercatori precari della Cgil. Tramonta la nomina di Manfredi Palmeri, candidato sindaco del Terzo polo, a presidente del consiglio comunale: il suo posto dovrebbe andare a Basilio Rizzo, il decano dell'aula e capolista di Sinistra per Pisapia, l'ala più radicale della coalizione di centrosinistra.

venerdì 3 giugno 2011

Nucleare: un Sì per la rivoluzione


Mi chiedo quanta gente sia riuscita a formarsi un’opinione che non sia prettamente ideologica sul problema delle centrali nucleari. I dibattiti a cui m’è capitato d’assistere, in tv o nei convegni organizzati dalle forze favorevoli o contrarie, non sono stati molto edificanti. Nemmeno quello di ieri ad Annozero.

Con tutto il rispetto per Celentano e per il suo impegno in una battaglia d’opinione che per certi versi è anche battaglia civile, le sue asserzioni volutamente sempliciotte, arbitrarie e apodittiche possono solo infastidire chi, pur di massima contrario, vorrebbe approfondire la questione affrontandola in modo analitico e senza pregiudizi.

Nelle (rare) occasioni dedicate al tema si discute quasi esclusivamente del problema della sicurezza: i reattori atomici sono “a prova di errore”?

A questa domanda, contrariamente alle apparenze, non è affatto facile rispondere. Abbiamo gli esempi di Chernobyl e Fukushima, certo. Ma immaginate se l’Homo Erectus avesse dovuto decidere sull’utilizzo del fuoco in base ai disastri che provocava nelle foreste. In epoche più recenti, magari dopo l’incendio di Roma del 64 d.C. oppure dopo quelli che devastarono Londra nel 1666 o San Francisco nel 1906, avremmo potuto scegliere di abbandonare l’energia a combustione, soprattutto vedendo le foto (o i dipinti) delle case ridotte a cumuli di cenere o quelle più raccapriccianti delle ustioni sui corpi straziati di uomini, donne e bambini.

Il punto è che ogni fonte di energia comporta dei rischi e, nell’impossibilità della sicurezza assoluta, bisogna scegliere in base alla sicurezza relativa, ponendo sulla bilancia i costi, sì, ma anche i benefici.

Ciò detto, sulla sicurezza dei reattori a fissione esiste una sterminata letteratura che però, a seconda del punto di vista che si sceglie, può facilmente condurre a valutazioni opposte e, anche se alla fine un’opinione me la sono fatta (ed è sfavorevole alle centrali), non è questo il motivo principale per cui, credo, faremmo tutti meglio a votare Sì al referendum.

Il motivo principale è che oggi, nel 2011, venticinque anni dopo la prima consultazione che bloccò il nucleare in Italia, il mondo sta andando da un’altra parte. Non solo perché, nonostante la miopia interessata di molti, esistono nuove, entusiasmanti frontiere aperte dalle energie rinnovabili e dalle ricerche sull’energia nucleare pulita (come l’effetto piezo-nucleare o le reazioni a bassa energia su cui si basa il “catalizzatore” di Rossi e Focardi); non solo perché molti grandi paesi, tra cui la potenza economica e tecnologica tedesca, hanno imboccato strade diverse; ma anche perché, nell’economia globalizzata e reticolare non è più pensabile che l’energia rimanga monopolio delle oligarchie rappresentate dai colossi industriali e dalle multinazionali.

Il solare termodinamico di Rubbia, le “miracolose” caldaie a fusione nichel/idrogeno create da due ricercatori italiani (su cui la Grecia sta puntando coraggiosamente per uscire dall’angolo in cui è stata messa) e le prospettive piezo-nucleari spaventano perché, per la loro incredibile semplicità e sicurezza, metterebbero grandissime fonti di energia nelle mani di chiunque ne abbia bisogno, scatenando una definitiva rivoluzione democratica dell’accesso all’energia e della conseguente gestione tecnologica. Una rivoluzione difficilmente controllabile economicamente e geopoliticamente (il sole illumina tutti, il nichel – tra gli elementi più diffusi al mondo – ce l’hanno tutti, eccetera).

Ecco. Io voto Sì perché intendo favorire con tutti i mezzi questa rivoluzione. Voi che fate?