PERUGIA - ''Il mio criterio e' accogliere la persona, ascoltarla, vivere con lei e capire se c'e' davvero qualcosa che non va. Se non dimostri che quello e' un delinquente, non lo puoi condannare sulle voci. Alla fine mi hanno fatto capire che ho sbagliato ma, per favore, non pretendano che cambi le mie idee'': a dirlo e' l'ex vescovo di Orvieto Giovanni Scanavino in un'intervista all'Espresso.
Il testo sara' pubblicato domani dal settimanale che oggi ne ha diffuso un'anticipazione. Scanavino, frate agostiniano ora in ritiro a Cascia, ha ricostruito la vicenda che l'ha riguardato, soffermandosi in particolare sul suicidio del diacono Luca Seidita, riguardo al quale ha parlato di ''vicenda tristissima usata per colpire un intero lavoro pastorale''.
''Io non ho avuto le certezze - ha aggiunto, riferendosi ai sospetti di presunta omosessualita' del giovane - di chi si e' voluto basare su vaghe impressioni. Forse Luca era fragile, d'accordo, ma io non butto via un uomo per questo''.
Riguardo ad altri ''casi problematici'' ai quali ha poi fatto riferimento il giornalista, l'ex vescovo ha risposto: ''e' bene che si sappia che in questa diocesi c'e' Colle Valenza, una comunita' dove opera un'equipe specializzata voluta dalla Conferenza episcopale per recuperare i preti in difficolta'. Se questa equipe mi segnala il caso di un sacerdote, a suo tempo condannato, che ha fatto il carcere e poi anni di riabilitazione, io ho il dovere di aiutarlo a reinserirsi come prete, anche se con tutta la prudenza possibile''.
E quando a monsignor Scanavino e' stato ricordato che le dimissioni di un vescovo ''restano comunque un fatto straordinario'', il presule ha risposto: ''Hanno avuto paura che mandassi la diocesi alla deriva anche per alcune scelte economiche. Volevo fare della cattedrale una sede eucaristica, visto che abbiamo qui nientemeno che il miracolo del Corpus Domini. Sarebbe stata anche una grande occasione di rilancio per l'economia della citta'. Ma l'idea non e' piaciuta''.