martedì 14 giugno 2011

allarme in Italia...ma va tutto bene...

http://www.youtube.com/watch?v=qqQ0IqHrzII

Non c’è la pistola fumante. Epidemia di E. coli causata dai germogli, ma…

Non c’è la pistola fumante. Epidemia di E. coli causata dai germogli, ma…

giu  11
10
Sui maggiori media la notizia sta uscendo con il verb all’indicativo: le autorità tedesche hanno accertato chela mortale epidemia europea di E.colicon epicentro in Germania si è originata dai germogli di soia.
Io però vado in controtendenza, e invoco un po’ di cautela: questa epidemia non rimanda affatto alle verdure, ma piuttosto in ultima analisiagli allevamenti intensivi.
Leggete bene le news: le autorità tedesche non hanno trovato il batterio sui famosi germogli. Non c’è proprio: analisi negative. Però quasi tutti quelli che si sono ammalati li hanno mangiati. Ergo…
Ergo un bel niente. Cioè, in questo momento consiglio caldamente una sana astinenza dai germogli incriminati. Ma non c’è la pistola fumante: sia chiaro.
L’E.coli è un batterio che vive nell’intestino degli animali a sangue caldo: oltre che l’uomo, galline, tacchini, maiali, mucche… Ed è li che bisogna cercare.
Questa varietà di E.coli – un ceppo mai visto prima, ha detto l’Organizzazione mondiale della sanità – è resistente a ben otto tipi di antibiotici. Per il resto, sembra del tutto simile ad un ceppo già comparso in Germania nel 2001.
Proprio la sua capacità mitridatica di resistere praticamente a tutto ha fatto galoppare la fantasia, suggerendo che si tratti di un microorganismo patogeno creato in laboratorio e poi sfuggito ai ricercatori, o magari diffuso da una mano criminale.
Potrebbe anche essere. Allo stato attuale, è un’ipotesi impossibile da smentire (e altrettanto impossibile da dimostrare con certezza), però c’è un’unica categoria di luoghi su tutta la Terra nei quali grandi quantità di batteri sono esposte a raffica ad antibiotici di tutti i tipi, così che alcuni hanno occasione di diventare resistenti.
Si tratta degli allevamenti intensivi di bestiame. Non risulta che le autorità tedesche abbiano sondato questo vasto campo di indagini: e del resto è ovvio che, dovendo bloccare la catena della diffusione, ci si concentri sull’ultimo anello – quello del passaggio all’uomo – e si rimandino ulteriori indagini a ritroso.
L’ipotesi più semplice è che l’anello a monte sia il letame: se, come dicono i tedeschi, si è ammalato chi ha mangiato i germogli, alcuni di essi possono ad esempio essere stati irrigati con acqua contaminata. Non tutti: altrimenti il batterio sarebbe stato trovato.
O magari ancor più indietro: parte dei semi dai quali sono nati i germogli incriminati è a sua volta venuta in contatto col batterio durante la crescita o la lavorazione. Chissà: mi auguro che qualcuno, prima o poi, lo appuri. Altrimenti ci sarà la possibilità di un’altra epidemia.

lunedì 6 giugno 2011

un pò come a gubbio certi politici che pur di esserci si mimetizzano a seconda del vincente... ma noi ADORIAMO GUBBIO!!!

La seppia camaleonte
imita anche le figure

Un esperimento dimostra come, per mimetizzarsi, il cefalopode utilizza le informazioni visive ricavate da immagini bidimensionali. Vedi anche: I camaleonti del mare
di Janelle Weaver
 
La seppia camaleonte  imita anche le figure
Ci siamo solo noi piante
Fotografia per gentile concessione Justine Allen, Marine Biological Laboratory

Durante un recente studio sul mimetismo adottato dalle seppie, una seppia comune (a sinistra) è stata osservata mentre sollevava due dei suoi otto tentacoli in quella che sembrava un'imitazione di un'alga artificiale posta nell'acquario. L'animale ha reagito allo stesso modo quando gli è stata mostrata la foto di un'alga verde, racconta il biologo Roger Hanlon.

È risaputo che molte seppie, così come i loro "parenti” polpi e calamari, cambiano rapidamente postura e colore per somigliare a oggetti nei paraggi: una strategia per sfuggire ai predatori.

Ma quella osservata per la prima volta durante l'esperimento era la conferma che le seppie sono in grado di utilizzare informazioni visive per riprodurre una determinata postura, spiega Hanlon, del Marine Biological Laboratory di Woods Hole, Massachusetts.

"Il mimetismo è uno dei soggetti meno studiati in biologia. Sarebbe bello se il nostro studio incoraggiasse la gente a osservare questo comportamento in altri animali", dice Hanlon, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences.
 

domenica 5 giugno 2011

TABACCI Con PISAPIA ...


C'è Tabacci nella giunta di Pisapia
avanzo di bilancio, Moratti smentita

Il neosindaco accelera sulla nuova squadra di governo e pensa all'esponente centrista
come assessore. In lista anche l'europarlamentare Balzani, Boeri e la deputata Adamo

di ORIANA LISO e TERESA MONESTIROLI
Bruno Tabacci, leader di Alleanza per l'Italia in Lombardia, sarà il nuovo assessore al Bilancio del Comune di Milano. A sorpresa, in piena trattativa per la nomina della squadra che guiderà la città al fianco del neo sindaco Giuliano Pisapia, spunta il nome del deputato Api, già presidente Dc della Lombardia, che qualche mese fa sembrava potesse diventare il candidato sindaco del Terzo polo contro Letizia Moratti. L'annuncio non è ancora ufficiale, ma la proposta a Tabacci è arrivata ieri e pare che lui non abbia rifiutato. "Sarebbe interessante" ha detto a chi l'ha sentito al telefono, anche se ufficialmente si è limitato a ribadire la sua stima per Pisapia, "persona che conosco da anni, mio avvocato dopo suo padre, che ha condotto una campagna elettorale intelligente, dimostrando di essere una persona equilibrata".

La scelta di avere un rappresentate del Terzo polo in giunta è di Pisapia che da giorni insiste nel voler una squadra che non sia la solita spartizione di poltrone fra i partiti della coalizione, manuale Cencelli alla mano, ma si basi su competenze e professionalità. Una strada nuova che farebbe di Milano un laboratorio politico a livello nazionale. Il nome di Tabacci rivestirebbe un doppio significato: dare un segnale forte alla politica sulla possibilità di dialogare seriamente con il Terzo polo e indicare una persona con le competenze specifiche necessarie e oliati rapporti con Roma, per un ruolo delicatissimo in un momento di ristrettezze economiche. Con l'onere di gestire un'eredità che non sembra essere così rosea come l'aveva pubblicizzata Letizia Moratti il giorno dopo la sconfitta elettorale quando aveva parlato di un bilancio in attivo di 48 milioni di euro. "Le prime riflessioni da parte degli esperti vanno in senso contrario", ha detto Pisapia. Anche per questo, crede il neosindaco, una persona come Tabacci sarebbe una garanzia in caso di contestazioni sui numeri negativi lasciati dalla precedente amministrazione di centrodestra.

Dopo giorni di caos, dunque, le tessere della squadra di governo iniziano a posizionarsi. In tandem con Tabacci, a capo dell'assessorato Occupazione e lavoro, dovrebbe sedere Francesca Balzani, classe 1966, europarlamentare del Pd. Si sposterebbe verso la poltrona di city manager Davide Corritore, consigliere uscente del Pd che si è schierato con Pisapia fin dalle primarie, mentre resta aperta la posizione di vicesindaco. I candidati più accreditati sono Stefano Boeri, recordman di preferenze del Pd, Marilena Adamo, deputato Pd con navigata esperienza in Comune, e Maria Grazia Guida, direttrice della Casa della carità. Entra nella rosa dei nomi Cristina Tajani, sociologa di 29 anni e responsabile dello sportello ricercatori precari della Cgil. Tramonta la nomina di Manfredi Palmeri, candidato sindaco del Terzo polo, a presidente del consiglio comunale: il suo posto dovrebbe andare a Basilio Rizzo, il decano dell'aula e capolista di Sinistra per Pisapia, l'ala più radicale della coalizione di centrosinistra.

venerdì 3 giugno 2011

Nucleare: un Sì per la rivoluzione


Mi chiedo quanta gente sia riuscita a formarsi un’opinione che non sia prettamente ideologica sul problema delle centrali nucleari. I dibattiti a cui m’è capitato d’assistere, in tv o nei convegni organizzati dalle forze favorevoli o contrarie, non sono stati molto edificanti. Nemmeno quello di ieri ad Annozero.

Con tutto il rispetto per Celentano e per il suo impegno in una battaglia d’opinione che per certi versi è anche battaglia civile, le sue asserzioni volutamente sempliciotte, arbitrarie e apodittiche possono solo infastidire chi, pur di massima contrario, vorrebbe approfondire la questione affrontandola in modo analitico e senza pregiudizi.

Nelle (rare) occasioni dedicate al tema si discute quasi esclusivamente del problema della sicurezza: i reattori atomici sono “a prova di errore”?

A questa domanda, contrariamente alle apparenze, non è affatto facile rispondere. Abbiamo gli esempi di Chernobyl e Fukushima, certo. Ma immaginate se l’Homo Erectus avesse dovuto decidere sull’utilizzo del fuoco in base ai disastri che provocava nelle foreste. In epoche più recenti, magari dopo l’incendio di Roma del 64 d.C. oppure dopo quelli che devastarono Londra nel 1666 o San Francisco nel 1906, avremmo potuto scegliere di abbandonare l’energia a combustione, soprattutto vedendo le foto (o i dipinti) delle case ridotte a cumuli di cenere o quelle più raccapriccianti delle ustioni sui corpi straziati di uomini, donne e bambini.

Il punto è che ogni fonte di energia comporta dei rischi e, nell’impossibilità della sicurezza assoluta, bisogna scegliere in base alla sicurezza relativa, ponendo sulla bilancia i costi, sì, ma anche i benefici.

Ciò detto, sulla sicurezza dei reattori a fissione esiste una sterminata letteratura che però, a seconda del punto di vista che si sceglie, può facilmente condurre a valutazioni opposte e, anche se alla fine un’opinione me la sono fatta (ed è sfavorevole alle centrali), non è questo il motivo principale per cui, credo, faremmo tutti meglio a votare Sì al referendum.

Il motivo principale è che oggi, nel 2011, venticinque anni dopo la prima consultazione che bloccò il nucleare in Italia, il mondo sta andando da un’altra parte. Non solo perché, nonostante la miopia interessata di molti, esistono nuove, entusiasmanti frontiere aperte dalle energie rinnovabili e dalle ricerche sull’energia nucleare pulita (come l’effetto piezo-nucleare o le reazioni a bassa energia su cui si basa il “catalizzatore” di Rossi e Focardi); non solo perché molti grandi paesi, tra cui la potenza economica e tecnologica tedesca, hanno imboccato strade diverse; ma anche perché, nell’economia globalizzata e reticolare non è più pensabile che l’energia rimanga monopolio delle oligarchie rappresentate dai colossi industriali e dalle multinazionali.

Il solare termodinamico di Rubbia, le “miracolose” caldaie a fusione nichel/idrogeno create da due ricercatori italiani (su cui la Grecia sta puntando coraggiosamente per uscire dall’angolo in cui è stata messa) e le prospettive piezo-nucleari spaventano perché, per la loro incredibile semplicità e sicurezza, metterebbero grandissime fonti di energia nelle mani di chiunque ne abbia bisogno, scatenando una definitiva rivoluzione democratica dell’accesso all’energia e della conseguente gestione tecnologica. Una rivoluzione difficilmente controllabile economicamente e geopoliticamente (il sole illumina tutti, il nichel – tra gli elementi più diffusi al mondo – ce l’hanno tutti, eccetera).

Ecco. Io voto Sì perché intendo favorire con tutti i mezzi questa rivoluzione. Voi che fate?

Nucleare: un Sì per la rivoluzione



Mi chiedo quanta gente sia riuscita a formarsi un’opinione che non sia prettamente ideologica sul problema delle centrali nucleari. I dibattiti a cui m’è capitato d’assistere, in tv o nei convegni organizzati dalle forze favorevoli o contrarie, non sono stati molto edificanti. Nemmeno quello di ieri ad Annozero.

Con tutto il rispetto per Celentano e per il suo impegno in una battaglia d’opinione che per certi versi è anche battaglia civile, le sue asserzioni volutamente sempliciotte, arbitrarie e apodittiche possono solo infastidire chi, pur di massima contrario, vorrebbe approfondire la questione affrontandola in modo analitico e senza pregiudizi.

Nelle (rare) occasioni dedicate al tema si discute quasi esclusivamente del problema della sicurezza: i reattori atomici sono “a prova di errore”?

A questa domanda, contrariamente alle apparenze, non è affatto facile rispondere. Abbiamo gli esempi di Chernobyl e Fukushima, certo. Ma immaginate se l’Homo Erectus avesse dovuto decidere sull’utilizzo del fuoco in base ai disastri che provocava nelle foreste. In epoche più recenti, magari dopo l’incendio di Roma del 64 d.C. oppure dopo quelli che devastarono Londra nel 1666 o San Francisco nel 1906, avremmo potuto scegliere di abbandonare l’energia a combustione, soprattutto vedendo le foto (o i dipinti) delle case ridotte a cumuli di cenere o quelle più raccapriccianti delle ustioni sui corpi straziati di uomini, donne e bambini.

Il punto è che ogni fonte di energia comporta dei rischi e, nell’impossibilità della sicurezza assoluta, bisogna scegliere in base alla sicurezza relativa, ponendo sulla bilancia i costi, sì, ma anche i benefici.

Ciò detto, sulla sicurezza dei reattori a fissione esiste una sterminata letteratura che però, a seconda del punto di vista che si sceglie, può facilmente condurre a valutazioni opposte e, anche se alla fine un’opinione me la sono fatta (ed è sfavorevole alle centrali), non è questo il motivo principale per cui, credo, faremmo tutti meglio a votare Sì al referendum.

Il motivo principale è che oggi, nel 2011, venticinque anni dopo la prima consultazione che bloccò il nucleare in Italia, il mondo sta andando da un’altra parte. Non solo perché, nonostante la miopia interessata di molti, esistono nuove, entusiasmanti frontiere aperte dalle energie rinnovabili e dalle ricerche sull’energia nucleare pulita (come l’effetto piezo-nucleare o le reazioni a bassa energia su cui si basa il “catalizzatore” di Rossi e Focardi); non solo perché molti grandi paesi, tra cui la potenza economica e tecnologica tedesca, hanno imboccato strade diverse; ma anche perché, nell’economia globalizzata e reticolare non è più pensabile che l’energia rimanga monopolio delle oligarchie rappresentate dai colossi industriali e dalle multinazionali.

Il solare termodinamico di Rubbia, le “miracolose” caldaie a fusione nichel/idrogeno create da due ricercatori italiani (su cui la Grecia sta puntando coraggiosamente per uscire dall’angolo in cui è stata messa) e le prospettive piezo-nucleari spaventano perché, per la loro incredibile semplicità e sicurezza, metterebbero grandissime fonti di energia nelle mani di chiunque ne abbia bisogno, scatenando una definitiva rivoluzione democratica dell’accesso all’energia e della conseguente gestione tecnologica. Una rivoluzione difficilmente controllabile economicamente e geopoliticamente (il sole illumina tutti, il nichel – tra gli elementi più diffusi al mondo – ce l’hanno tutti, eccetera).

Ecco. Io voto Sì perché intendo favorire con tutti i mezzi questa rivoluzione. Voi che fate?

Sorbetti con frutta non OGM? No grazie!



Leggo in un lancio dell’agenzia AGI che “Dalla collaborazione di due aziende storiche del settore food, Fresh Del Monte Produce Inc. e Gis Gelati, nasce un prodotto unico: i sorbetti a base di frutta non OGM”. Quando leggo cose come queste “mi viene voglia di invadere la Polonia” (cit.) perché capisco che stanno cercando di percularmi.

Comprereste del “Vino senza colesterolo” ? Oppure “Olio extravergine senza zuccheri aggiunti” ? No perché capite al volo che cercano di infinocchiarvi. Però magari siete una persona che è contraria agli OGM ma non conoscete bene l’argomento e un pensierino a questo sorbetto, così rassicurante, magari ce lo fate.

Ecco, sappiate che l’unica frutta OGM esistente in commercio è la Papayacoltivata esclusivamente alle Hawaii e neppure autorizzata al commercio in Europa. Sempre ammesso poi che vi piaccia il sorbetto alla Papaya. Non ci sono mirtilli OGM, non ci sono limoni OGM, non ci sono pesche, ciliegie, meloni, albicocche, pere, lamponi, angurie, banane. E no, non c’è neanche la fantomatica emitologica fragola-pesce, una chimera mai esistita se non in qualche opuscolo della COOP.

Se di OGM sviluppati in laboratorio ormai se ne contano a centinaia e centinaia, quelli in commercio sul mercato sono molto pochi e riguardano principalmente le grandi commodities: cotone, mais, colza, soia, patata, zucca, erba medica e barbabietola da zucchero, questi ultimi due di recente oggetto di una contesa legale negli USA.

Ah sì, ci sono anche un garofano color blu violetto e i pioppi resistenti agli insetti in Cina, ma dubito che qualcuno voglia farci un sorbetto.

Magari il prodotto in questione è buonissimo, ma anche se l’agenzia dice che: “Il prodotto di gamma ‘premium’ verrà posizionato sul mercato ad un prezzo accessibile al consumatore” sicuramente io non sarò tra gli acquirenti, e penso che per “rappresaglia” eviterò qualsiasi prodotto di quella azienda: non mi piace sentirmi preso in giro (e sì, faccio lo stesso anche con le “confetture senza zucchero aggiunto” e tante altre balle pubblicitarie).

Sarebbe “premium” perché non contiene frutta OGM?  Un prodotto “unico”? Forse che i sorbetti dei concorrenti li contengono? Notate che tecnicamente non dice il falso: non contiene frutta transgenica. E come potrebbe? Non esiste! E neppure nei prodotti dei concorrenti ovviamente.

Questa strategia da “etichettatura negativa” è molto usata ultimamente dalle aziende alimentari. Si preferisce mettere l’accento su cosa non contiene un prodotto piuttosto che sulle sue proprietà positive (ammesso che esistano). La nota prosegue infatti con “Senza latte, dolcificanti artificiali e conservanti, hanno zero grassi”. E ci mancherebbe! Io a casa il sorbetto lo faccio con frutta, acqua e zucchero. Stop. Mica ci si mette il latte nel sorbetto, e non ci devono essere grassi (è un sorbetto, non un gelato). Tantomeno dei dolcificanti.

Chissà invece se il latte che l’azienda usa per produrre il gelato arriva da vacche alimentate anche consoia OGM, come una grande parte delle vacche da latte italiane. Questo sì che mi piacerebbe saperlo.

l'umbria è efficente! basta stuprare le nostre colline e i nostri paesaggi... fatelo con dignita!!


L'Umbria è la regione italiana a più alta efficienza energetica

Secondo una ricerca condotta da I-Com, Istituto per la Competitività, che ha valutato le performance delle regioni italiane prendendo in considerazione i certificati bianchi e le detrazioni fiscali rapportandoli con i consumi di elettricità e gas registrati nel settore civile, l'Umbria è risultata essere la regione italiana con il migliore rapporto tra risparmio e consumi energetici, cioè con la migliore efficienza.
Sul podio anche Toscana e Molise, rispettivamente seconda e terza, mentre ultime risultano Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta e Liguria. Secondo l'Enea i parametri presi in esame possono avere anche nell'immediato futuro forti ricadute positive. Per quanto riguarda la detrazione fiscale del 55 per cento ad esempio, entro il 2015, si dovrebbe avere non solo benefici monetari (pari a 10,6 miliardi di euro) ma soprattutto una significativa riduzione della CO2 prodotta e un incremento dell'occupazione. Infatti grazie al meccanismo delle detrazioni, solo nel 2008, i nuovi occupati sono stati ben 31.600. I certificati bianchi poi sono, in termini di rapporto costi/benefici, lo strumento attualmente più efficace.
Come mostra lo studio I-Com, nel 2008, i risparmi derivati dai certificati bianchi o "Titoli di efficienza energetica" (Tee), che erano pari a 0,9 Mtep, hanno superato nettamente quelli generati in interventi realizzati con detrazione fiscale, i quali hanno portato a un risparmio energetico di 0,16 Mtep. Inoltre, nel 2009 il risparmio associato ai certificati bianchi è più che raddoppiato mentre la detrazione fiscale ha segnato una flessione di 34,2 kTep nel risparmio complessivo generato.
Secondo l'Istituto per la Competitività le criticità maggiori rilevate che non consentono di raggiungere livelli maggiori di efficienza energetica, riguardano, per i certificati bianchi, il numero delle schede standardizzate messe a disposizione degli operatori che non è adeguato agli obiettivi, mentre per quanto riguarda la detrazione fiscale, gli interventi di questo tipo sono ancora poco diffusi. Per l' I-Com «l'Italia si deve dotare al più presto di un piano per l'efficienza energetica che indichi, per il 2020, oltre agli obiettivi da raggiungere anche gli strumenti e le risorse da mettere in campo per il loro conseguimento. Infatti, gli obiettivi fissati dall'Autorità per l'energia, che sono aumentati di quasi 30 volte rispetto al primo valore introdotto nel 2005, non possono essere raggiunti senza riformare l'attuale mercato dei certificati bianchi».
Da notare che il Trentino Alto Adige è la Regione più virtuosa in ambito di produzione energetica da energie rinnovabili ma secondo la ricerca manca l'altro aspetto, quello dell'efficienza per essere completamente competitiva sul fronte energetico e al contempo ridurre le emissioni.