martedì 14 giugno 2011

Non c’è la pistola fumante. Epidemia di E. coli causata dai germogli, ma…

Non c’è la pistola fumante. Epidemia di E. coli causata dai germogli, ma…

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Sui maggiori media la notizia sta uscendo con il verb all’indicativo: le autorità tedesche hanno accertato chela mortale epidemia europea di E.colicon epicentro in Germania si è originata dai germogli di soia.
Io però vado in controtendenza, e invoco un po’ di cautela: questa epidemia non rimanda affatto alle verdure, ma piuttosto in ultima analisiagli allevamenti intensivi.
Leggete bene le news: le autorità tedesche non hanno trovato il batterio sui famosi germogli. Non c’è proprio: analisi negative. Però quasi tutti quelli che si sono ammalati li hanno mangiati. Ergo…
Ergo un bel niente. Cioè, in questo momento consiglio caldamente una sana astinenza dai germogli incriminati. Ma non c’è la pistola fumante: sia chiaro.
L’E.coli è un batterio che vive nell’intestino degli animali a sangue caldo: oltre che l’uomo, galline, tacchini, maiali, mucche… Ed è li che bisogna cercare.
Questa varietà di E.coli – un ceppo mai visto prima, ha detto l’Organizzazione mondiale della sanità – è resistente a ben otto tipi di antibiotici. Per il resto, sembra del tutto simile ad un ceppo già comparso in Germania nel 2001.
Proprio la sua capacità mitridatica di resistere praticamente a tutto ha fatto galoppare la fantasia, suggerendo che si tratti di un microorganismo patogeno creato in laboratorio e poi sfuggito ai ricercatori, o magari diffuso da una mano criminale.
Potrebbe anche essere. Allo stato attuale, è un’ipotesi impossibile da smentire (e altrettanto impossibile da dimostrare con certezza), però c’è un’unica categoria di luoghi su tutta la Terra nei quali grandi quantità di batteri sono esposte a raffica ad antibiotici di tutti i tipi, così che alcuni hanno occasione di diventare resistenti.
Si tratta degli allevamenti intensivi di bestiame. Non risulta che le autorità tedesche abbiano sondato questo vasto campo di indagini: e del resto è ovvio che, dovendo bloccare la catena della diffusione, ci si concentri sull’ultimo anello – quello del passaggio all’uomo – e si rimandino ulteriori indagini a ritroso.
L’ipotesi più semplice è che l’anello a monte sia il letame: se, come dicono i tedeschi, si è ammalato chi ha mangiato i germogli, alcuni di essi possono ad esempio essere stati irrigati con acqua contaminata. Non tutti: altrimenti il batterio sarebbe stato trovato.
O magari ancor più indietro: parte dei semi dai quali sono nati i germogli incriminati è a sua volta venuta in contatto col batterio durante la crescita o la lavorazione. Chissà: mi auguro che qualcuno, prima o poi, lo appuri. Altrimenti ci sarà la possibilità di un’altra epidemia.

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